La favola che ho deciso di scrivere questo mese riguarda il "difetto" che è in ognuno di noi e con il quale i nostri piccoli imparano presto a confrontarsi non senza qualche piccolo screzio. il modo in cui il difetto può essere visto varia enormemente da bambino a bambino e i genitori posso aiutare i piccoli a distinguere prima e operare poi tra due scelte: dispiacersi per ciò che non si è oppure accettare la particolarità che il difetto regala, imparando ad usare ciò che di buono abbiamo... perchè l'arte dell'accettazione e dell'autostima inizia fin da piccoli!
IL DIFETTO COL DISPETTO
C’era una volta in un paesino,
un piccolo piccolo bambino.
Il quale assai poverello
Non si credeva affatto bello.
Di tutte le cose che aveva,
una sola gli dispiaceva.
Sul visetto dapprima perfetto,
spiccava un piccolo difetto.
Il naso davvero sproporzionato,
sul viso era inappropriato.
A patata il bimbo ce lo aveva,
e ognuno in giro lo prendeva.
Così a scuola per l’appello,
sempre il solito ritornello.
Quando a lui infine si arrivava,
qualcuno con la voce lo chiamava:
“Con la C c’è pure Cecco,
che sul viso ha come un becco”.
Il bambino per disperazione,
parlò assai chiaro al suo nasono:
“per tanto tempo ti ho tenuto,
ora non ti voglio un sol minuto!”.
A quel punto per dispetto,
il naso scivolò dal visetto.
Il momento era già arrivato
E in un attimo se n’era andato.
Cecco dopo tanto all’improvviso,
fu contento del suo bel viso.
Senza naso pensò finalmente,
non aveva più bisogno di niente.
Il pensiero era però affrettato,
e si mostrò presto sbagliato.
Ogni cosa infatti senza odore,
aveva perso il suo bel sapore.
A scuola adesso per l’appello,
non era comunque bello.
Nessuno più ora lo chiamava,
e il suo nome ci si scordava.
A bocca aperta doveva dormire,
e questo russare lo faceva sentire.
Il russare poi era così forte,
che dovevano chiudere le porte.
“Cecco sempre che rumore”,
ecco il nomignolo di trattore.
Il soprannome presto dato,
lo aveva di nuovo rovinato!.
“Uffa che disastro” ripeteva,
qualcuno sempre se la rideva.
“Tanto ho fatto per disperazione,
mi tenevo il mio bel nasone.
Ho rinunciato al mio bel difetto,
guadagnando il suo dispetto.
Come vedo non cambia niente,
per la gente è indifferente.
Meglio Cecco con il becco
Che alla gente da il sorriso,
ricordando il suo bel viso.
Piuttosto che Cecco che rumore,
ha il respiro di un trattore.
Che nessuno più vuole vicino,
e se ne sta soletto solettino.
Il naso allora a questo punto,
di nuovo sul viso era giunto.
Ad un angolo se ne era stato,
non se n’era mai davvero andato.
Tutta la storia di Cecco visto aveva,
e sul suo viso adesso si rimetteva.
Solenne disse “io ritorno al mio posto,
ma tu non scordare questo costo:
meglio oggi un bel difetto,
che domani il suo dispetto!”
FINE
(Dott.ssa Di Domenico Sara)
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